oggi vorrei farvi vedere il manico che ho realizzato in faggio per la mia raspa.
Per quanto riguarda la realizzazione c’è molto poco da dire, all’incirca è molto simile alla procedura utilizzata per realizzare il tagliacarte.
Alla fine il tutto è stato, come sempre, decorato col pirografo da mia moglie!
Quello che veramente mi interessa di farvi sapere è come ho fissato la raspa nell’impugnatura. Dopo aver fatto molte ricerche online in vari forum, quello che mi è sembrato più adatto è stato il metodo seguente:
– rifinire con una lima la punta del codolo per renderla più appuntita possibile;
– realizzare nel manico un foro del diametro pari alla larghezza del codolo nella parte centrale;
– bagnare con un poco d’acqua il foro appena realizzato per ammorbidire il legno;
– scaldare la punta del codolo senza però farla arrivare ad essere rossa (io ho utilizzato un semplice accendino, solo che ci vuole un pochino di tempo…);
– a questo punto inserire il codolo nel foro spingendo a mano finché si può , per poi terminare l’inserimento con qualche colpo di mazzetta. Mentre entrerà il codolo sentirete lo sfrigolare del ferro caldo che si raffredda velocemente a contatto col legno bagnato.
Et voilà, les jeux sont fait! Chiaramente la procedura è valida anche per gli scalpelli!
Spero che questo breve tutorial possa esservi utile!!!
dopo un bel po’ di tempo torno a scrivere su questo blog e vi presento il mio tagliacarte, realizzato con un listello di scarto di faggio.
Purtroppo non ho foto della lavorazione perché l’ho realizzato “di getto”, nel senso che avevo un’oretta libera a disposizione e mi sono buttato a capofitto nel lavoro!
In pratica, dopo aver preparato un disegno su carta, l’ho ricopiato su di un listello spesso 10 mm poi, col seghetto alternativo, ho tagliato il profilo. A questo punto ho segnato con lo scalpello la parte in cui la lama si congiunge con l’impugnatura ed ho provveduto ad assottigliarla su tutti e due i lati con lo scalpello, fino a raggiungere lo spessore che mi sembrava più adatto.
Ora si passa alla realizzazione del manico che è stato prima stondato con l’utilizzo di una raspa mezzo dolce, poi ammorbidito con una vastringa e successivamente finito di modellare con il coltello utilizzato a rasiera. La parte finale del lavoro consiste nella realizzazione del filo della lama, e per questo ho utilizzato la stessa raspa di prima per poi continuare con della carta abrasiva fissata su di un listello di scarto, grana 180 – 240 – 400.
Alla fine tutto il tagliacarte è stato levigato fino a 400, poi la lavorazione è passata nelle mani di mia moglie che ha realizzato col pirografo le decorazioni. Qui di fianco potete vedere il secondo lato. Il tutto è stato finito con due mani di olio di lino cotto.
il progetto che vi presento stasera è nato grazie ad un interessantissimo articolo dello scultore Paolo Frattari apparso sulla rivista Legnolab del maggio 2013. L’oggetto in se non ha assolutamente niente a che vedere con quello realizzato da lui (anche perché ci metterei la firma ad avvicinarmici anche lontanamente!). Quello che soprattutto è stato determinante è la spiegazione del procedimento.
Il tutto parte da un travetto di castagno 4×3,5 cm (ho usato questo legno solo perché non ho intenzione di usarlo in cucina, più avanti spiegherò il motivo) . Su di una faccia ho disegnato il cucchiaino visto dall’alto e su di un fianco la visione laterale, facendo attenzione che i due disegni siano ben allineati.
Il cucchiaino grezzo “esce dal guscio”
A questo punto sarebbe stato necessario lavorare con la sega a nastro che però non ho, quindi, mettendoci più tempo e moltissima più attenzione il lavoro è stato svolto egregiamente anche col seghetto alternativo con il pezzo fermato nella morsa.
Il cucchiaino grezzo
Qui sopra potete vedere il cucchiaino grezzo al centro e gli scarti del travetto e qui a lato un primo piano di come si presenta dopo la fase di sgrossatura.
Adesso passo a lavorare prima sul manico, arrotondando il tutto utilizzando una sgorbia 7/14 (uso questa perché non ho molta scelta per il momento) rifinendo tutto utilizzando il coltello usato a rasiera. Qui sotto potete vedere due foto dei distinti momenti.
Rifinitura dal manico con la sgorbiaUtilizzo del coltello a rasiera
L’autore dell’articolo di cui sopra consiglia di utilizzare una piccola pialla tipo quelle da liutaio, poi passare alla vastringa con suola in ebano, successivamente alla rasiera ed infine alla carta vetrata. Vorrei tanto avere tutta questa scelta negli attrezzi… Per il momento (e mi sa per tanti altri momenti a venire…) ci si arrangia come si può!
Dopo aver fatto questo si passa allo scavo. Per prima cosa ho disegnato la sagoma del bordo e poi, con la stessa sgorbia di prima, ho iniziato a delineare il contorno. Poi sono passato alla sgorbia 9/7 con la quale ho definito la sezione dello scavo trasversale e longitudinale, fino ad ottenere una croce, come si può vedere dalla foto.
La definizione dello scavo
Ora non resta da fare altro che riprendere la 7/14 (sarebbe stato meglio avere una 3/16, ma questo passa il convento) per terminare lo scavo. Il passo successivo consiste nel capovolgere il cucchiaino e realizzare la parte esterna, per poi terminare il tutto armonizzando la parte finale raccordando i bordi dello scavo con la parte inferiore. Non è facile da spiegare ma se lo state realizzando capite benissimo di cosa si parla.
Alla fine del lavoro ho passato la carta vetrata grana 240 – 400 – 800. Diciamo pure che potevo fermarmi a 400!
E così questo è il risultato finale, non perfetto ma almeno un inizio!
Inoltre oggi ho realizzato una seconda versione un po’ diversa, tanto per fare pratica!
Ah, manca solo una cosa. Prima ho detto che non lo utilizzerei in cucina a causa del legno utilizzato. Il problema, come mi è stato ampiamente specificato da varie persone, è il tannino presente nel castagno che viene rilasciato appena questo si bagna con acqua, facendo diventare il legno stesso nocivo. Quando finalmente deciderò di realizzare la versione finale credo che utilizzerò dell’olmo, vedremo…
oggi vi faccio vedere il mio primo lavoro di scultura, una mela!
Perché iniziare proprio da questo frutto??? Ma perché è uno dei più facili, è ovvio! 🙂
Scherzi a parte, il tutto è partito da un morale d’abete 10×10 cm, mentre il picciolo è stato fatto con un pezzo di scarto di mogano rifinito col coltello da intaglio. L’oggetto è stato volutamente lasciato così com’era con i segni dello scalpello.
La piccola scultura terminata!
Il progetto è stato preso passo passo da un bellissimo articolo in due parti del bravissimo scultore Paolo Frattari, apparso un paio d’anni fa sulla rivista Legnolab.
Per il momento non ho altre foto riguardo la realizzazione e vi assicuro che ogni passaggio è mooolto più facile da fare che da spiegare! Per ora accontentatevi della foto, in futuro spero di diventare più bravo e di potervi far vedere tutti i passaggi!
oggi presento un attrezzo molto semplice da realizzare ed usare, ma allo stesso tempo utilissimo. A cosa serve? Semplicemente a tracciare la mediana di listelli di varie misure. Quante volte serve da trovare il centro di un listello o di cose tipo il frontalino di un cassetto? Il metodo normale consiste nel misurare, dividere per due e misurare di nuovo. Tutto ok, si può fare, ma perché non velocizzare un po’ il tutto???
La realizzazione parte da un listello di scarto largo 30 mm e spesso 15 mm, cui, tramite un truschino, è stata tracciata la linea mediana. Si inizia praticando al centro un foro che a lavoro finito ospiterà la matita per tracciare e che per i momento servirà come riferimento. Come potete vedere nella foto di lato nel foro è inserito il punteruolo, che fissa il tutto ad un pezzo di compensato e permette al listello di girare come un compasso. Questo per far si di poter riportare i fori che sono già segnati sulla sinistra anche nella parte opposta.
E’ importante che siano perfettamente equidistanti dal centro sennò l’attrezzo mancherà di precisione. Qui di fianco potete vedere come verranno realizzate le coppie di fori al trapano a colonna.
Alla fine del lavoro il listello dovrà presentarsi come si vede a lato.
A questo punto andranno realizzati i perni che, inseriti nei giusti fori, consentiranno di trovare appunto il centro.
Anche qui niente di particolare. Io, puntando sul recupero e sulla praticità, non ho fatto altro che tagliare a misura una barra di metallo dello stesso diametro dei fori (nello specifico 8 mm) ed inserirla in un foro fatto in due “cappelletti”, il tutto incollato con della comunissima colla attack. I perni finiti si presentano così.
Il lavoro è finito, non resta che far vedere come funziona. In pratica si tratta semplicemente di inserire i perni nella giusta coppia di fori (chiaramente la scelta della coppia adatta dipende dalla larghezza del listello), si inserisce al centro la matita e si ruota il listello fino a far toccare i perni con i fianchi del listello. A questo punto non resta che tracciare!
finalmente oggi torno a presentare un mio progetto fatto qualche tempo fa. Si tratta di un tavolino cosiddetto “da fumo“, basso, molto lungo e soprattutto rustico!
Il tavolo finito
Qui, data la natura dell’oggetto in questione, non è stato possibile realizzare un progetto vero e proprio, quindi di fianco vi presento direttamente l’aspetto definitivo.
Il tutto è stato realizzato in castagno. In pratica si è partiti dalla scelta delle tavole. Io ne ho prese due lunghe circa 3 metri e spesse 40 mm. Una volta piallate e squadrate si è arrivati ad uno spessore di circa 33 mm. Le tavole in questione sono state poi divise a metà e poi longitudinalmente, così da ottenere otto semipiani. Questi sono stati accostati tra di loro a coppie fino a trovare la forma ed il disegno delle venature che soddisfacevano di più. Chiaramente il punto forte del tavolo è la sua irripetibilità, chiunque decidesse di replicarlo creerebbe un pezzo unico!
La struttura inferiore
Come si può vedere qui di fianco, le gambe sono costituite da due quadrati costituiti da listelli di sezione 35×25 mm, uniti ad ugnatura con il giunto rinforzato da un tassello. La traversa è unita alle gambe con un normale incastro a tenone e mortasa ed è leggermente staccata dal suolo.
Svasatura per inserire i bulloni
La struttura è unita mediante dei bulloni inseriti nella parte alta delle gambe e a delle bussole inserite nel piano.
A lavoro finito è stata data una finitura con tre mani di olio di lino cotto, per far si che il tavolo si presentasse più naturale possibile.
Mensola rustica
Con i semipiani scartati in precedenza ne ho approfittato per fare una bella mensola che fa pendant con il tavolo!
oggi vi presento un mio vecchio progetto, in pratica il primo “quasi serio” che abbia mai realizzato. Si tratta di un cofanetto portagioie realizzato in noce tanganica (si chiama noce ma non ha niente a che fare col noce!). Il cofanetto è stato inoltre decorato con la tecnica degli stencil. Essendo appunto il primo lavoro ho commesso vari errori, dai quali però bisogna imparare, quindi racconterò come l’ho realizzato e sottolineerò gli errori per spiegare come invece avrei dovuto fare.
Vista laterale del cofanettoIl cofanetto aperto
Qui di lato potete vedere un paio di foto (a bassissima risoluzione…) del progetto.
Intanto a quel tempo avevo un’attrezzatura minima e l’unico modo per avere il legno era comprare listelli già fatti tutti di spessore 10 mm, quindi lo zoccoletto consiste in due diverse tavolette (la superiore più piccola) incollate sovrapposte e fresate solo successivamente. Anzi, ad essere sincero a quel periodo non possedevo nemmeno una fresa del profilo adeguato quindi in pratica ho fresato prima la tavoletta superiore a raggio concavo e poi la sottostante a raggio convesso.
Particolare della fresata dello zoccoletto
Dopo l’incollaggio risultavano come si vedono nella foto a lato.
Il coperchio consiste semplicemente in listelli giuntati a costa con vinilica senza l’uso di lamelli o particolari rinforzi. Questo perché il ridotto spessore (ed il fatto che non avevo ancora un banco fresa…) non consentivano lavori di precisione. Garantisco che comunque dopo 3 anni il coperchio è ancora saldamente al suo posto!!!
Per quanto riguarda i fianchi, questi sono stati semplicemente incollati ad ugnatura senza altri rinforzi, per i motivi di cui sopra.
Unione a dente e canale
Una soluzione alternativa sarebbe potuta essere quella di usare il dente e canale come si vede nell’immagine qui a lato. Certo, sarebbe stata un po’ più resistente ma, per il mio gusto, meno estetica perché almeno su un lato rimaneva a vista il legno di testa, e, in un cofanetto portagioie, non è una soluzione che mi fa impazzire.
Particolare del montaggio (errato!) delle cerniere
Adesso si passa al montaggio delle cerniere, che io ho montato nel modo sbagliato, come potete facilmente vedere! Il modo giusto, che all’epoca mi sembrava qualcosa di difficilissimo, sarebbe semplicemente consistito nel realizzare uno scasso di spessore adeguato sul coperchio e sul lato lungo per installarvi le cerniere che così non avrebbero fatto spessore… Sbagliando s’impara!
Ora non restava altro da fare la finitura. Una buona alternativa sarebbe potuta essere con due mani di gommalacca e mano finale di cera, ma sinceramente il tanganica non è che mi piace tanto (praticamente manca quasi completamente di venature) pertanto ho preferito coprirlo con due mani di impregnante ad acqua color noce scuro. A questo punto sono passato alla decorazione con la tecnica degli stencil. Il tutto è stato poi finito con una flatting trasparente sempre all’acqua.
Riguardandolo adesso dopo 3 anni e ripensando a come è stato realizzato non posso far altro che pensare che l’esperienza si fa solo col tempo, ed è meglio sbagliare e apprendere dall’errore piuttosto che non fare una cosa per paura di commettere errori.
Lezione molto importante!!!
La versione dei miei genitori!
Comunque alla fine il cofanetto mi era piaciuto così tanto che ne ho fatta un’altra versione per i miei genitori!
oggi vi presento un progetto per un tavolo da picnic da mettere in giardino, da realizzare interamente con travi di pino (o al massimo abete, meno caro, meno bello, meno resistente…). Il progetto non è stato realizzato perché sono stato preceduto da mio fratello che per il nostro matrimonio ci ha regalato un enorme tavolo da giardino in legno con relative sedie, quindi è finita sia la necessità di realizzarne uno sia lo spazio in giardino!
Progetto completo
Il progetto, scaricabile QUI, si presenta in questo modo. Per una questione di standardizzazione il tutto è realizzato con travi di pino di spessore 35 mm e della larghezza di 10 e 14 cm. Il piano è lungo 210 cm (quindi secondo me è ok per 6-8 persone) e largo 104 cm.
Sequenza dei tagli necessari per costruire la struttura
Si comincia prendendo 4 tavole della larghezza di 14 cm e tagliandole a 45°, smussando le due parti finali con un taglio a 90°. Più che da spiegare è più facile da far vedere! Qui di fianco potete vedere la sequenza dei tagli da effettuare per passare dalla tavola iniziale (sopra) a quella finita.
Vista delle tavole accoppiate
Le tavole verranno poi accoppiate come nel disegno a lato, e successivamente verranno avvitate sopra due coppie di tavole (le superiori larghe 14 cm e le inferiori di 10)
Vista della struttura costruita
fino a costruire due strutture identiche come quella che si può vedere a lato.
Vista laterale
Ora non resta che avvitare su queste due strutture le sedute ed il piano, come si vede qui di fianco. Le sedute sono composte da tre tavole, le esterne larghe 10 cm e la centrale da 14 cm, mentre il piano è costituito da 7 tavole larghe 14 cm, spaziate tra loro di 1 cm.
Ora che il progetto è completato non resterà altro da fare che la finitura, secondo me la migliore sarebbe con un olio protettivo tipo quello di teak, così da non alterare la “rusticità” del tavolo proteggendolo comunque dalle intemperie.